DIRIX RELOADED #30 – VENI, VIDI, VEGNADUZZO

DIRIX RELOADED #30 – VENI, VIDI, VEGNADUZZO

Il dado è tratto o, se preferite, si è varcato il Rubicone nel Girone A.

Se Rieti-Viterbese del 1 maggio prossimo venturo può essere considerata, a buon dirittto, la “Madre di tutte le partite“, quella che ieri ha opposto i gialloblu alla Nuova Sorianese poteva certamente essere ritenuta una parente prossima della grande sfida dello “Scopigno“.

Al “Comunale” di Soriano si è respirata aria di grande calcio e la partita tra le squadre di Scarfini e Gregori è stata impreziosita da una cornice di pubblico quale da tempo non si vedeva a queste latitudini calcistiche.

Fatte salve le analisi del match che lascio a coloro che hanno avuto la fortuna di essere presenti in prima persona, l’esito della tenzone si presta a numerose considerazioni.

La prima e più scontata è che, battendo i cugini cimini, il Leone è ormai ad un passo dall’oltrepassare gli angusti confini di questa savana chiamata Eccellenza.

Dopo le asperità dei primi mesi ed un approccio, a mio giudizio, non sempre consono a questo genere di campionato ed alle realtà che ne fanno parte, mi piace questo nuovo corso del club della famiglia Camilli.

Chi scrive non ha mai trovato particolarmente produttiva la scelta di imporre ai propri tesserati il silenzio-stampa, giudicandolo alla stregua di una guaina sfilacciata per nascondere le proprie negligenze.

In questo caso, invece, trovo che autodisciplinarsi a livello verbale dopo un girone d’andata (ed oltre) in cui forse troppo si è favellato sia tra le chiavi che a questa squadra hanno consentito di recuperare la doverosa serenità d’animo e la consapevolezza nei propri mezzi.

Che sono tanti e questo s’è sempre scritto e riconosciuto, però occorreva forse che la rosa se ne convincesse da sola attraverso le prestazioni ed il ritrovato amore dei propri tifosi.

Il chiarimento brusco, acceso, in certi momenti anche esasperato nei modi e nella sostanza, che ha preceduto quella brutta domenica di quaranta giorni fa al “Rocchi“, ha aperto un mondo alla Viterbese Castrense.

Che da allora non ha più fallito un colpo ed ora sente da vicino la pista che conduce alla Serie D.

Aureum silentium: così si centra l’obiettivo.

La lezione è stata digerita e, crediamo, tornerà buona anche per l’anno venturo, quando ci si confronterà con platee d’altre regioni.

I vertici della società hanno propositi importanti per gli anni a venire ed avranno tempo per svelarli e centrarli.

Il prossimo step, ci sentiamo di scrivere, sarà conferire la giusta dimensione a quella pletora di cicisbei, consigliori e ruffiani incalliti che hanno a cuore solo la possibilità di salire sul carro al momento opportuno e di raccontare al bar che si è stretta la mano al patron.

Di questa corte dei miracoli Camilli dovrà, a nostro giudizio, privarsi perchè non fa il bene suo, nè della società, che invece deve costruire le sue forze solo sul lavoro quotidiano di chi ne compone lo staff e di coloro che non esitano ad esprimere una critica costruttiva nel momento del bisogno.

La partita di ieri ha peraltro sancito altre verità.

In primis, ha dimostrato come il comprensorio ribollisca ancora di passione.

La gente nella provincia di Viterbo, e non solo nel capoluogo, ha fame di calcio.

Soriano nel Cimino ha risposto presente all’appuntamento e lo ha fatto con tutto il cuore che contraddistingue questa piazza.

Che non sempre ha accompagnato e sostenuto i propri beniamini, ma quando è servito c’è comunque stata.

Vedi salvezza allo spareggio con l’Acilia di un decennio buono fa e vedi scalata in D di pirozziana memoria.

Ieri Soriano c’era e dovrà esserci anche in futuro, perchè alla società manca davvero poco per salire l’ultimo gradino.

L’unico rimprovero è che, data la contestuale presenza di Rieti e Viterbo, forse si potevano rinviare di un anno le ambizioni, ma allo stesso tempo dico comunque: “Viva la Sorianese” che non ci ha costretti ad un duopolio eccitante quanto una molletta sul naso, per come vedo il calcio io.

A calmare i sogni, rinviandoli a giornate più fortunate, non sono stati tanto gli episodi arbitrali di ieri che pure hanno giustamente inquietato il pubblico di casa, quanto piuttosto le occasioni sprecate in precedenza.

Si dirà: non è semplice essere continui, quando rincorri e devi per forza essere perfetto.

Siamo d’accordo, però gli undici pareggi costituiscono comunque un inno al rimpianto ed un dato sorprendente per un tecnico come Scarfini, che è tutto meno che un freddo calcolatore.

L’anno prossimo potrebbe essere quello giusto e crediamo che il presidente Torroni possa ripartire con fiducia da questo allenatore, puntellando la rosa laddove ha dimostrato di essere poco profonda.

Non se ne abbiano a male Monterosi o Montefiascone, che ieri hanno dato vita al secondo derby di giornata, ma alla gioia della Viterbese ed all’amarezza della Nuova Sorianese ci piace accomunare la felicità che da ventiquattro ore si respira ad Acquapendente, dove Riccardo Fatone ha appena ricondotto nel massimo campionato regionale la storica Vigor.

Un bel traguardo, meritato dalla prima all’ultima giornata e che, restando in tema di metafore cesariane, ci fa pensare che da ieri “Tuscia est omnia divisa in partes tres“: la Viterbese dell’angelo della morte Vegnaduzzo, che ieri ha calato colpi a destra e manca, dimostrando quanto sia stato opportuno ingaggiare il lungo braccio di ferro invernale con l’Ascoli, la Nuova Sorianese che dispone di basi più che incoraggianti per elaborare un futuro denso di soddisfazioni e la Vigor Acquapendente che da ieri può impostarlo con il sorriso sulle labbra.

I cimini andavano a caccia del Rieti, ora libero di provare un ultimo disperato aggancio agli eterni rivali o di pianificare con calma un più che probabile play-off con i cesenati della Sanmaurese o i ravennati della Ribelle.

C’è uno scontro diretto da giocare a breve, è vero, ma ormai mancano solo quattro giornate alla meta e rintuzzare la fuga di Federici e compagni sembra operazione complicata.

Meglio forse lavorare sulle certezze acquisite nelle ultime settimane per Punzi, partendo dalla vena realizzativa di quel Cardillo che troppa panchina ha visto durante la stagione e che ora sta schiumando rabbia e gol contro ogni avversario gli capiti a tiro.

Nella giornata del grande blocco per il “Torneo delle Regioni” molte domande sono rimaste inespresse e quasi ci obbligano a rinviar ipotesi e sviluppi possibili dopo le feste pasquali.

In realtà, questa bizzarra tredicesima giornata di ritorno qualche risposta l’ha pur data, a cominciare dal Fregene, oramai ad un passo o poco più dalla salvezza diretta dopo il successo in terra tiburtina e la disfatta del Fonte Nuova sul suolo sabino.

Vigna ed i suoi uomini hanno lavorato duramente per risalire dai bassifondi della classifica e la remuntada dei tirrenici (che fa il paio o giù di lì con quelle di Semprevisa e Pro Cisterna nel Girone B) mi piace collocarla sullo stesso livello di interesse delle prime della classe.

Per chiudere definitivamente ogni discorso Luciani e soci dovranno tenere a bada dopo la sosta le velleità del Città di Monterotondo che al Paglialunga proverà a dare una frustata alla zona play-out dopo il bel successo di ieri su un Ladispoli ormai semi-vacanziero.

Quanto sarà giovato a Città di Cerveteri e Monterotondo fermarsi a riflettere per una domenica ed affrontare poi due gare nel giro di quattro giorni dopo i bagordi festivi questo ce lo chiarirà solo il tempo.

Ad oggi le ultime quattro in classifica sembrano oggettivamente quelle messe peggio e non riteniamo un azzardo pensare che le due retrocessioni dirette usciranno proprio dal poker di squadre composto da Monterotondo, Caninese, Empolitana Giovenzano e Città di Cerveteri.

A sud ieri si è giocato lo stesso numero di partite, anche se un’altra era stata anticipata a mercoledì ed aveva salutato la vittoria numero venticinque dell’implacabile Lupa Castelli Romani.

Con il Colleferro fermo ai box e destinato dopo le dimissioni di Petrelli alle cure del tecnico della Juniores, Antonelli, c’era curiosità per l’Albalonga.

Sarà capace, ci chiedevamo, la formazione di Pier Paolo Lauretti di imprimere il cambio di ritmo quasi decisivo alla corsa verso i play-off?

La risposta è stata no e l’ha fornita direttamente l’ottima prestazione di un Ciampino che in stagione, tra coppa e campionato, aveva perso tutti i confronti diretti con Panella & Company e ieri non ha mai mollato al cospetto dei più blasonati rivali.

Anzi, alla conta dei fatti è stata proprio la squadra di Vulpiani e Carletti quella più costruttiva al “Fuso“, ottenendo un punto comunque positivo in vista dei calienti confronti diretti degli ultimi 360′.

Questo perchè gli incroci sono tanti e tali da lasciar aperto ogni scenario, fermo restando che l’Atletico Boville è ormai quasi al riparo, considerando classifica e calendario residuo, mentre il Cecchina è quasi spacciato, valutando classifica e media-punti.

Nel mezzo e quasi sospese in un incubo da cui non ci si riesce a scuotere immalinconiscono Formia e Ceccano, nobili decadute del nostro calcio regionale.

Entrambe sconfitte ed entrambe appese ad un ultimo soffio di speranza che però non può prescindere da eventuali risultati negativi in cui possano incappare Gaeta e Monte San Giovanni Campano nei rispettivi recuperi di mercoledì.

Il Formia, erede di una tradizione calcistica centenaria, non può e non deve sprofondare così.

Se la retrocessione è il dazio da pagare ad un rinnovamento concreto ed aperto ad una crescita reale, si mandi giù d’un fiato il calice amaro e la si affronti con dignità, ma si cominci immediatamente a progettare il futuro su basi diverse.

Non crediamo che i tifosi biancazzurri sperino in nababbi o incantatori di serpenti, ma che almeno la si smetta definitivamente di narcotizzarli con ninnananne cui ormai non abbocca più nessuno dalle parti del Perrone.

A Carpineto Romano Liberti ha intonato prima il “De Profundis” dei pontini e poi un “Adeste fideles” fuori stagione per una Semprevisa che adesso appare prossima a festeggiare con merito una salvezza esaltante per come sta maturando.

Applausi al tecnico, decisivo con i numeri da lui realizzati, ed altrettanti elogi ai giocatori che ne hanno seguito con fiducia le sue direttive.

Gogna invece per coloro che, ridacchiando, dicevano di loro: “Ma dove vanno quelli? Sono giocatori di categoria!“.

Appunto, giocatori degni almeno della massima categoria regionale.