LUCIANI SCUOTE LA NUOVA SORIANESE: “SERVE MAGGIOR PERSONALITA’ PER VINCERE”

LUCIANI SCUOTE LA NUOVA SORIANESE: “SERVE MAGGIOR PERSONALITA’ PER VINCERE”

A sei punti di distanza dalla vetta della classifica e con cinque di margine dalla zona-play out, la Nuova Sorianese di David D’Antoni si trova come sospesa in un limbo.

Del doman non v’è certezza, scriverebbe il Sommo Poeta, ed i rossoblu paiono praticare alla lettera l’immortale adagio.

La croce è sempre quella: la discontinuità, bestia senza pace che ti fa abbattere la Vigor Acquapendente e superare il Colleferro, ma poi magari ti spinge a naufragare contro l’Almas.

Andrea Luciani, che nelle orecchie ha ancora la musica delle notti di Champions League vissute con la Lazio e che di calcio ne ha trangugiato abbastanza per essersi fatto un’idea di come vanno le cose, ha gli strumenti giusti per valutare la situazione e cercare di capire cosa non ha funzionato finora.

 

Luciani, cominciamo dalla scorsa estate, quando ha deciso di tornare a Soriano nel Cimino.

Com’è stato l’impatto?

“L’impatto è stato certamente positivo, anche se l’anno prima non mi ero lasciato benissimo con il club.

I rapporti con il presidente Torroni e con il direttore Donninelli erano rimasti peraltro ottimi.

Devo però ammettere che a convincermi a tornare è stata soprattutto la decisione della società di affidare la panchina a David D’Antoni, che conosco da vent’anni ormai”.

Qual è la caratteristica che più le piace del tecnico?

“Lui ha mantenuto in panchina le stesse qualità che aveva da calciatore.

A differenza mia che sono un istintivo, lui è molto razionale e sa mantenere la calma e la lucidità, anche quando le cose non vanno bene.

Da giocatore ha fatto un ottima carriera, gli auguro di poter fare ancora meglio da allenatore”.

La Nuova Sorianese è stata fin qui autrice di ottime prestazioni, ma anche di rovinose cadute.

Perchè questo andamento?

“Io credo che da parte nostra ci sia stata troppa discontinuità sotto il profilo caratteriale.

Fuori casa spesso abbiamo fatto fatica ad imporci e questo può denotare dei limiti di personalità.

E’ pur vero che la squadra è stata rinnovata per otto, nove undicesimi rispetto all’annata precedente, ma se vogliamo fare un campionato di vertice, dobbiamo necessariamente cambiare registro”.

Tra breve si aprirà il mercato.

La sue sensazione è che il club proverà ad investire ulteriori risorse in vista del rush finale?

“In queste categorie tutto è legato al risultato finale.

Io mi auguro che alla riapertura delle liste la nostra classifica sia migliore e che la società provi a fare un ulteriore salto di qualità.

Personalmente non vedo l’ora che il mercato si concluda, perchè rappresenta una distrazione.

L’attenzione dei calciatori viene spesso deviata da un’infinità di chiacchiere e di telefonate e questo può farti perdere di vista l’obiettivo finale”.

Lei rimarrà in rossoblu?

“La mia volontà sarebbe quella di proseguire la mia esperienza a Soriano nel Cimino, ma nel calcio gli scenari cambiano di ora in ora…”.

Il Ladispoli capolista ha già perso tre partite sulle undici fin qui disputate.

Non le sembra un dato curioso rispetto ai campionati precedenti?

“Questo è un torneo certamente livellato e credo che a vincere sarà la squadra che avrà dimostrato la maggior continuità e chi nella fase cruciale della stagione avrà i ricambi giusti per sopperire a squalifiche ed infortuni vari”.

La Nuova Sorianese può vincere questo campionato?

“Attualmente ci manca qualcosa.

Ora come ora, la mia opinione è che non siamo pronti per vincere, però gli scenari potrebbero cambiare, come dicevo prima…”.

Domenica al Comunale arriva un avversario scomodo come lo Sporting Città di Fiumicino.

Che gara si aspetta?

“Credo che affronteremo un avversario pronto a dimostrare che i punti che ha sono meritati.

Uno come Ciro Di Fiandra non lo scopro di certo io.

Dovremo fare una grande prestazione”.

A partire da domenica dovrete scendere in campo tre volte nel giro di sette giorni.

Quanto incide un impegno del genere nelle gambe e nella testa di un calciatore dilettante?

“Influisce tantissimo, nel momento in cui hai in rosa gente che si alza alle sette del mattino, va a lavorare e successivamente ad allenarsi.

D’Altronde, è vero quello che dice il presidente Torroni, ossia che una Coppa Italia di Eccellenza organizzata in questo modo non ha molto senso.

Se vinci quella di Promozione, hai la garanzia del salto di categoria, mentre questa vale praticamente solo per la soddisfazione personale.

Detto questo, siamo agli Ottavi e ce la giochiamo.

Nutriamo molto rispetto per il Colleferro, ma all’andata lo abbiamo battuto.

Sappiamo che al ritorno schiereranno la formazione migliore, ma noi mercoledì andremo lì per fare la nostra partita e poi vedremo…”.

Lei ha un’esperienza di calcio che in questa categoria in pochi possono vantare.

Fermo restando che so che non ha ancora la benchè minima voglia di smettere, può stilare un suo personale bilancio?

“Se penso a com’ero partito ed al fatto che a diciotto anni ero nella lista Champions con la Lazio, il mio bilancio non può che essere negativo.

Il calcio mi ha dato la possibilità di giocare accanto a calciatori fortissimi, è vero, però a Soriano nel Cimino io mi alleno con lo stesso entusiasmo di quando lo facevo agli ordini di Eriksson.

Ora mi sono posto l’obiettivo di trasmettere la mia professionalità ai più giovani e sono felice quando qualche mio vecchio compagno mi telefona e mi dice che gli mancano i miei urlacci.

Ecco, mi piace l’idea di essere individuato come punto di riferimento dai compagni di squadra”.

Anche lei come D’Antoni preconizza per sè un futuro da allenatore?

“Ora non mi vedo in quel ruolo.

Mi piacerebbe di più intraprendere una carriera dirigenziale ed in questo mi aiuta molto l’esperienza che sto accumulando nel gestire la mia scuola calcio a Trevignano.

Sono comunque traguardi ancora distanti.

Al momento ho ancora troppa voglia di giocare”.